1915-2015 Curvatura 100. Albert Einstein e i 100 anni della Relatività Generale
Sabato | 11 Aprile 2015
9:30 | 12:00
Interventi
Silvio Bergia – fisico, relativista, ex-docente presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna
Fabio Toscano – fisico e storico della scienza
Marco Lelli – fisico e filosofo
Sala Icaro
Mentre tutta Europa è impegnata a perpetuare la più crudele mattanza umana che il mondo avesse conosciuto fino a quel giorno, un ancor giovane fisico teorico di fede pacifista che fu tedesco, poi apolide ed ora svizzero, è impegnato in un singolar tenzone con uno dei più grandi matematici della sua epoca. L’istrionico, convinto, pacifista si chiama Albert Einstein, mentre il grande matematico tedesco è David Hilbert. Sono entrambi impegnati nella sfida intellettuale più elevata dell’epoca: fornire una versione generalizzata delle equazioni delle relatività ristretta che Einstein pubblicò nel 1905. E sì che il nostro Albert, di certo, non voleva arrivare buon secondo, sebbene il suo avversario fosse matematico più raffinato lui. Non lo voleva perché la prima intuizione della nuova cinematica delle alte velocità era stata sua, così come sua era stata l’idea di una riformulazione delle equazioni di Newton per la gravitazione universale che tenesse conto della finitezza della velocità di propagazione dell’azione gravitazionale.
Così mentre sui campi di battaglia della Marna, di Verdun, di Ypres, dell’Isonzo, l’umanità mostra il suo lato più brutale e selvaggio, tra l’università di Gottinga (ove Hilbert insegna matematica) e quella di Berlino (ove studia Einstein) si dipana uno dei confronti intellettuali più elevati della storia del pensiero. È una disfida che vede diverse contrapposizioni: la matematica pura da una parte ed una visione fisico-filosofica dall’altra, il rigore da un lato e l’istrionica irriverenza dall’altro, il diligente spirito tedesco contrapposto all’anticonformismo pacifista e sognatore.
Vincerà Einstein (potrebbe dirsi che abbia vinto la fantasia sul rigore) in un lieto fine che premierà colui che per primo ebbe la genialità dell’intuizione unita alla perseveranza nel portarla a termine.
I frutti della vittoria vedranno la luce sotto forma di una equazione di campo, divulgata nel 1915, ed un articolo Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie (letteralmente La Fondazione della Teoria della Relatività Generale) pubblicato nel 1916.
La relatività generale – “la più sorprendente combinazione di penetrazione filosofica, intuizione fisica e abilità matematica”, come la definì Max Born – prende spunto dalle conclusioni cui arrivò lo stesso Einstein nel 1905, quando elaborò la relatività ristretta, una teoria che risolveva le contraddizioni tra equazioni di Maxwell (relative all’elettromagnetismo) e relatività galileiana. La relatività ristretta, a sua volta, era però in contraddizione con la teoria della gravitazione universale di Newton. Un bel ginepraio, insomma.
Per uscirne, Einstein elaborò un’equazione di campo che rivoluzionava completamente il concetto di gravità. Secondo tale equazione, che rappresenta il nocciolo della relatività generale, la forza gravitazionale non è altro che la manifestazione della curvatura di una nuova entità, lo spazio-tempo (una specie di tessuto a quattro dimensioni – tre spaziali e una temporale – in cui vive il nostro Universo).
MATERIALI DELL’EVENTO